Zero per cento.

Rise. Tutto era così necessario in quel momento, eppure tutto era agli sgoccioli: i rapporti, la canzone che stava ascoltando, le sigarette, la carica del telefono, perfino l’inchiostro della penna.

Si, qualcuno si divertiva a prendersi gioco di lui, anche in quel momento. Chissà perchè. “Devo essere stato davvero uno stronzo nella mia scorsa vita“, pensò.
20%. Era davvero arrivato alla fine. Di ogni cosa.

E poi sarebbe rimasto solo, con il rumore assordante del silenzio che lo circondava. Eppure, era tutto così perfetto, cosi combaciante con il suo stato d’animo. Si sentiva tutt’uno con quel “è la fine” e con l’ambiente che lo circondava: un cielo che preannunciava tempesta, il rumore degli alberi come un lamento di chi è costretto a muoversi per inerzia, per delle forze esterne. I cespugli che lo circondavano, secchi e ingialliti dal troppo sole.
Tutto era cosi magnificamente combaciante. Ed ora che tutto era alla fine, si sentiva microscopico, intasato, come un contenitore stracolmo, senza possibilità di svuotarsi e senza sapere quando e come sarebbe esploso.

Si era trascinato fin lì seguendo i suoi piedi e la musica e ora che era quasi finita, e che i piedi si erano fermati, si sentiva come un maremoto in uno stagno.

Aspettò l’alba immobile in un bozzolo di apatia, per soffocare la sofferenza, con un cielo in tempesta, che si rovesciava su un terreno secco e morente.

Un’immagine che sfiorava la perfezione.
0%.
Fine.

Perchè l’arte fa sognare pur sentendosi inferiori. – Nitro

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