Eileen il Corvo. #2 – Eredità

L’edificio odorava di chiuso e muffa. Sulle pareti erano ancora presenti attrezzi e armamenti dei Cacciatori che lo utilizzavano, ormai ricoperte da uno spesso strato di ragnatele e polvere. Al centro dell’ampia e unica stanza, un marcio tavolo sovrastava una botola. Eileen non indugiò oltre: i rumori che provenivano dall’esterno le facevano capire che fuori si stava combattendo, e lei doveva andarsene. Tastò il pavimento in cerca di una serratura, ed inserì la chiave, l’ultimo ricordo del suo amato padre.

Titubò qualche istante alla vista dei primi gradini della scalinata, marcia, usurata dal tempo e poi buio. Iniziò la sua discesa, chiudendosi la botola alle spalle e con essa il suo passato, la sua vecchia vita, il suo unico familiare. Percorse un angusto corridoio di pietra completamente al buio, guidata soltanto da una leggera brezza che proveniva, sperò, da un’uscita. L’umidità di quel corridoio le impregnava le vesti, entrandole nelle ossa, fino all’anima, rendendo ancora più difficile un tragitto di per se ostico. Più volte Adèlle, pensò di voltarsi, di tornare indietro. Fortunatamente, la ragione mise un freno al suo cuore scalpitante. Eileen, rinata, si rese conto di non dover buttare quella sua nuova esistenza, tornare indietro; disarmata, avrebbe soltanto intralciato ulteriormente suo padre. Ora lei aveva una missione: viaggiare attraverso quel mondo in rovina, giustiziare qualsiasi Cacciatore che si fosse allontanato dalla retta via, ed eventualmente, scoprire cosa aveva causato quella mostruosa epidemia.

Proseguì per qualche minuto, pensierosa ma risoluta, finchè non si trovò all’uscita della galleria, all’aperto.
Per un momento, Eileen tornò bambina: davanti a lei, una luna piena rischiarava un grande lago. L’acqua era calma e rifletteva sul suo specchio l’immagine della luna, dei boccioli bianchi ricoprivano l’intera costa, creando un’atmosfera quasi eterea. Un ponte di legno collegava la costa ad un isolotto sul lago, la ragazza si sforzò di proseguire, nonostante desiderasse rimanere a osservare quel lpaesaggio per sempre.
Non riconosceva nulla di quel posto, non l’aveva mai visto, probabilmente si trovava oltre la foresta del suo villaggio, ma non era certa di quanto avesse camminato in quella galleria.

L’isolotto era un universo a sè: robusti e folti alberi popolavano il perimetro, lasciando spazio ad un’ampia radura all’interno. Oltrepassò la recinzione di alberi, e vide un monumento si pietra.
Era un simbolo che Eileen aveva visto poche volte, da bambina o su alcuni vestiti da Cacciatore del padre. La struttura di pietra lo rappresentava e aveva ai piedi un piccolo altarino.
Eileen si avvicinò circospetta. Tutto sembrava incredibilmente etereo in quella atmosfera, quasi da renderla inquietante. Osservò con calma la piccola costruzione alla base della statua. Riportava su di essa tante rappresentazioni dello stesso simbolo, in bassorilievo. Notò infine una serratura e allora provò a inserire nuovamente la chiave. Qualcosa scattò, e la parte superiore dell’altare si sollevò leggermente, con un fastidioso cigolio.

Aprì con cautela quello che ormai aveva capito essere un contenitore. Trovò dei vestiti, un involucro di pelle e una lettera. Era indirizzata a lei.

Mia dolce Adèlle,
Se stai leggendo questa lettera, vuol dire che il rito è compiuto e che io, in un modo o nell’altro, non sono più li con te. La strada dei Cacciatori di cacciatori, il nostro credo, è forse la più difficile di tutte. Potresti trovarti davanti ad uno dei tuoi amici, addirittura familiari, ed essere costretta ad ucciderlo. Sarai sola, in un mondo che sta andando in rovina, per un motivo a me ancora sconosciuto. Prego perchè tu possa riuscire nella tua missione, e sopravvivere il più a lungo possibile. Ora, sei una Cacciatrice e come ultimo compito dovrai trovare un successore, come tu lo sei stata per me.

Assieme a questa lettera, troverai i miei abiti, che mi hanno dato il nome di “Donna Corvo”, e la runa che simboleggia l’appartenenza al nostro credo, così come il sigillo della Donna Corvo, unico, in modo che tutti sappiano chi sei. Portali sempre con te, fino alla fine.

Dirigiti verso Est, verso una città di nome Yharnam. Lì, al giorno in cui ti sto scrivendo questa lettera, risiedono molti Cacciatori indipendenti, ed altri legati alla Chiesa della Cura. Cerca informazioni, agisci nell’ombra, e porta a termine il tuo compito.

Buona caccia, figlia mia.

Tua madre, Eileen.

Le lacrime solcarono il volto della giovane ragazza. Non ricordava nulla di sua madre, ma ora era come se avesse tutto ciò di cui necessitava. Prese i vestiti, li guardò: un corpetto color nero pece, un mantello di piume di corvo, pantaloni e stivali, che portavano su di essi i segni di numerose battaglie. Una maschera, col volto di un corvo, costruita appositamente per allontanare il più possibile l’odore del sangue delle bestie. Li indossò, in un silenzio e con una lentezza religiosi. Le stavano un po’ grandi, ma andavano tutto sommato bene. Mise la lettera in una borsetta sulla cintura e si inginocchiò rivolta all’ultimo dono della madre, il pacchetto di pelle. Lo sfiorò, sentì l’usura e tutti gli anni che questo aveva sulle sue spalle, tutto il tempo che aveva atteso per essere aperto nuovamente. Slegò lentamente i lacci, e lo aprì.

Alla luce della Luna, due lame scintillarono. Erano leggermente impolverate, ma quando Eileen le toccò, sembravano brillare di una luce nuova, come fossero state appena forgiate. Erano corte, rapide, un’arma perfetta per la sua statura. Un’arma, costruita non per le bestie, quanto per altri cacciatori.
Le rimise nel loro fodero sulla cintura ed osservò la Luna. Una leggera pioggia si mischiò alle lacrime sul volto, mentre per l’ultima volta, guardava il cielo a volto scoperto.

Indossò la maschera, si voltò e si avviò a Est. La sua rinascita era ora compiuta, era tempo di mettersi a Caccia.

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